Sul Lago di Como, dove l’acqua trasporta da sempre merci e persone in una zona di confine, si è sviluppato un fiorente settore nautico, che è diventato la sintesi delle competenze di un intero territorio, dai falegnami (gli antichi “maestri d’ascia”) ai lavoratori super specializzati del metallo, della plastica, dell’elettronica e della meccanica, e ha ripreso nella cura degli interni la tradizione del tessile. Il lago di Como è sede di importanti circoli velici (derive, cabinati, windsurf e kitesurf) e centri di ricerche su design, materiali e tecnologie nonchè sede di gare dei campionati nazionali e internazionali di motonautica e del circuito della F1. La navigazione sul lago di Como ha origini lontane e dunque, fin dalle epoche più antiche, dovettero esistere costruttori di imbarcazioni sulle sue rive. La prima documentazione di attività cantieristica risale al XVI-XVII secolo, quando si decise di impiantare sul lago una vera e propria produzione di barche con destinazione militare, invece di importare (con evidenti svantaggi economici e logistici) quelle prodotte a Venezia, Culla degli artigiani specializzati in questo campo fu Carate, tanto che già Giambattista Giovio, alla fine del Settecento, ne parla come di un paese in cui si conserva “l’arte del costrurre le barche”. In questi cantieri la tradizione dell’arte non impedì mai un costante aggiornamento tecnologico; anzi, nella pratica del mestiere era invalso l’uso di progettare e realizzare ogni barca come un pezzo unico e nuovo, mai identico al precedente, semmai annotando in un registro le caratteristiche peculiari, in modo da conservarne memoria ed eventualmente poterle riutilizzare, magari incrociandole con altri elementi.