Guasco: «TRI, per guardare al futuro»
TURISMO RESPONSABILE
06-10-2010 NUMERO: 33
L’Agenzia di Viaggi organizza la seconda edizione del suo Premio Turismo Responsabile Italiano di concerto con WTE, la Borsa del turismo dei siti Unesco.
Certo anche nel turismo proliferano i riconoscimenti tipici di questo nostro sistema di comunicazione. Ma il senso di un premio per la sostenibilità è molto forte, specialmente lanciato da un giornale capillarmente diffuso sui tavoli dei responsabili dell’industria. Una revisione del lavoro aziendale o delle politiche del territorio alla luce del questionario proposto da L’Agenzia di Viaggi obbliga a guardare al futuro, anche mentre si fatica a far tornare i conti.
E questo non è un vezzo pubblicitario, per due ragioni. Una riguarda l’impresa: un crescente numero di consumatori sceglie prodotti che rispettino l’ambiente. Lo ha capito la grande distribuzione che da tempo fa spazio ai prodotti biologici nei suoi supermercati. L’altra ragione è strategica: nella competizione internazionale l’Italia sempre più deve proporsi meta di qualità, e per questo servono modelli territoriali di sviluppo sostenibile, per nuovi investimenti e riqualificazione di mete mature. La qualità è nel DNA originale del turismo italiano, nell’arte, nel paesaggio, nell’accoglienza: ora qualità e sostenibilità sono inscindibili. Ma questa consapevolezza sembra poco diffusa tra i decisori istituzionali, quasi sempre più attenti alla promozione che all’innovazione, dove la sostenibilità è decisiva.
Neppure i documenti delle organizzazioni d’impresa indicano ancora questo tema tra le priorità: il pregevole piano nazionale elaborato da Price Water House per Federturismo non pone l’innovazione sostenibile tra le 5 opzioni strategiche per l’Italia. Diversamente la Spagna, nostro top competitor, nel suo Piano Turismo 2020 ha tra gli obiettivi: «Mejorar la sostenibilidad del model turístico español, optimizando los beneficios por unidad de capacidad de carga sostenible y de inversión, garantizando la calidad del entorno natural y cultural de cada lugar, la integración y bienestar social y el reequilibrio socio-territorial».
Tra le imprese questa consapevolezza cresce, pur a fatica: Confturismo nel 2008 contava solo 477 imprese turistiche italiane con certificazione Iso 14001, 29 con la Emas, e solo 112 marchi Ecolabel attribuiti. Si obietta che queste certificazioni siano complesse e costose, ma un settore ricco e trainante può certamente fare di più. E allora ben venga questo riconoscimento de L’Agenzia di Viaggi, perché ciascuno provi a fare il check ambientale del proprio business.
(Romolo Guasco è docente di comunicazione ambientale e dello sviluppo sostenibile all’Università La Sapienza di Roma)
Certo anche nel turismo proliferano i riconoscimenti tipici di questo nostro sistema di comunicazione. Ma il senso di un premio per la sostenibilità è molto forte, specialmente lanciato da un giornale capillarmente diffuso sui tavoli dei responsabili dell’industria. Una revisione del lavoro aziendale o delle politiche del territorio alla luce del questionario proposto da L’Agenzia di Viaggi obbliga a guardare al futuro, anche mentre si fatica a far tornare i conti.
E questo non è un vezzo pubblicitario, per due ragioni. Una riguarda l’impresa: un crescente numero di consumatori sceglie prodotti che rispettino l’ambiente. Lo ha capito la grande distribuzione che da tempo fa spazio ai prodotti biologici nei suoi supermercati. L’altra ragione è strategica: nella competizione internazionale l’Italia sempre più deve proporsi meta di qualità, e per questo servono modelli territoriali di sviluppo sostenibile, per nuovi investimenti e riqualificazione di mete mature. La qualità è nel DNA originale del turismo italiano, nell’arte, nel paesaggio, nell’accoglienza: ora qualità e sostenibilità sono inscindibili. Ma questa consapevolezza sembra poco diffusa tra i decisori istituzionali, quasi sempre più attenti alla promozione che all’innovazione, dove la sostenibilità è decisiva.
Neppure i documenti delle organizzazioni d’impresa indicano ancora questo tema tra le priorità: il pregevole piano nazionale elaborato da Price Water House per Federturismo non pone l’innovazione sostenibile tra le 5 opzioni strategiche per l’Italia. Diversamente la Spagna, nostro top competitor, nel suo Piano Turismo 2020 ha tra gli obiettivi: «Mejorar la sostenibilidad del model turístico español, optimizando los beneficios por unidad de capacidad de carga sostenible y de inversión, garantizando la calidad del entorno natural y cultural de cada lugar, la integración y bienestar social y el reequilibrio socio-territorial».
Tra le imprese questa consapevolezza cresce, pur a fatica: Confturismo nel 2008 contava solo 477 imprese turistiche italiane con certificazione Iso 14001, 29 con la Emas, e solo 112 marchi Ecolabel attribuiti. Si obietta che queste certificazioni siano complesse e costose, ma un settore ricco e trainante può certamente fare di più. E allora ben venga questo riconoscimento de L’Agenzia di Viaggi, perché ciascuno provi a fare il check ambientale del proprio business.
(Romolo Guasco è docente di comunicazione ambientale e dello sviluppo sostenibile all’Università La Sapienza di Roma)
Romolo Guasco